Con “streamripping” si definisce l’atto di scaricare illegalmente un file partendo da una canzone inserita sottoforma di file video sulla famosa piattaforma Youtube. Per anni il sito di riferimento di chi voleva farlo è stato YouTube-MP3. Ieri il sito è stato ufficialmente chiuso dopo una causa legale intentata da alcune case discografiche di fronte alla RIAA, l’associazione americana dell’industria discografica.
La contesa è iniziata circa un anno fa con una citazione in giudizio a carico di Philip Matesanz, creatore del sito, che lo accusava di violazione di copyright e di averne tratto un profitto dalle entrate pubblicitarie, garantite da milioni di visitatori ogni giorno.
Le parti sono arrivate alla fine ad un accordo extragiudiziale: Matesanz pagherà alle case discografiche una cifra che è rimasta segreta, si impegnerà a non sviluppare ulteriori sistemi di streamripping e il dominio passerà in mano degli accusanti, che potranno disporne a loro piacimento.
Secondo una ricerca commissionata lo scorso anno dalla Federazione Internazionale dell’industria Fonografica il 49% degli intervistati tra il 16 e i 24 anni usa abitualmente questo sistema per scaricare musica online. Una percentuale che rispetto all’anno precedente è cresciuta del 41% e che viene considerata un po’ la versione moderna di registrarsi le canzoni che passano in radio, tuttavia per l’industria discografica lo streamripping sarebbe una piaga peggiore dei siti illegali o persino di Napster.
Set 6