Nov 6

LA BANCA D’ITALIA DICE LA SUA SU POPOLARE DI VICENZA

Tags: , , ,

Con un comunicato comparso sul proprio sito internet in data 27 ottobre 2015, la Banca d’Italia ha preso posizione rispetto alle accuse che hanno iniziato a muoversi nei suoi confronti per presunti difetti di vigilanza.
Un primo chiarimento riguarda il prezzo delle azioni emesse nel tempo dall’istituto vicentino. Trattandosi di banca popolare non quotata, la Banca d’Italia ricorda che il codice civile attribuisce la responsabilità di fissare il prezzo all’assemblea dei soci, su proposta degli amministratori. Nessun potere diretto sulla determinazione del prezzo sarebbe quindi rimesso agli organismi di vigilanza.
Degno di nota il fatto che la Banca d’Italia abbia comunque più volte richiamato BPV a dotarsi di idonee procedure e criteri obiettivi per attribuire un prezzo trasparente alle proprie azioni. Richiami in questa direzione sono stati formulati più volte, a iniziare dal 2001, allorché una ispezione di vigilanza rilevò, tra l’altro, l’assenza di criteri obiettivi per la determinazione del prezzo. All’ispezione seguirono anche sanzioni amministrative a carico degli amministratori di BPV.
Un’ispezione tornò sul punto nel 2007-2008, rilevando come le modalità di determinazione del prezzo delle azioni, pur coerenti con lo statuto, fossero basate su prassi non codificate e valutazioni non rigorose e fossero prive del parere di esperti indipendenti. Anche a seguito di questa ispezione la Banca d’Italia inflisse nuove sanzioni amministrative alla BPV, coerentemente con le norme del tempo.
Una successiva ispezione nel 2009 rilevò come, nonostante i ripetuti richiami della vigilanza, la BPV non avesse adeguato il prezzo delle sue azioni a una redditività che si era nel frattempo ridotta. Sollecitata sul punto, la BPV si impegnò a ricorrere a un consulente esterno.
Solo nel 2011 la banca stabilì linee guida per la determinazione del prezzo da parte dell’assemblea e si affidò al parere di un esperto esterno. Il prezzo delle azioni – fino a quel momento aumentato – rimase da allora fermo a 62,5 euro per quattro anni di seguito, per poi scendere, nel 2015, a 48 euro.
Dove la relazione si fa più interessante è rispetto alle irregolarità riscontrate nell’acquisto di azioni proprie. Nel 2014 emerse infatti da varie evidenze che la BPV acquistava azioni proprie senza aver prima richiesto l’autorizzazione alla vigilanza.
Dalla famosa ispezione svoltasi all’inizio del 2015 unitamente agli organismi europei, emerse infine come la BPV non avesse dedotto per un ammontare cospicuo dal patrimonio di vigilanza il capitale raccolto a fronte di finanziamenti erogati dalla stessa BPV ai sottoscrittori delle sue azioni senza comunicarli alla vigilanza.