Mag 23

LA GIUSTIZIA LENTA RALLENTA LA CRESCITA

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Secondo il rapporto Focuspmi, osservatorio delle piccole e medie imprese, i lunghi tempi della giustizia (in media circa 1000 giorni per una decisione di primo grado) costituiscono un fattore determinante per la scarsa crescita del Paese.
L’indagine ha preso in esame un campione di mille imprese italiane in cui per il 38% delle intervistate, un sistema giudiziario lento consente maggiore illegalità nelle relazioni economiche. Più critica la situazione in Campania, Sicilia e Calabria, regione più popolose, almeno le prime due, a elevato tasso di litigiosità e con presenza di organizzazioni mafiose radicate storicamente che operano anche attraverso meccanismi corruttivi. Per il 42% delle imprese intervistate le principali inefficienze dell’ amministrazione della giustizia si riscontrano soprattutto nel campo del diritto civile, in particolare, nell’ ambito dei settori del commercio per il 50% e degli altri servizi per il 44% con particolare riferimento all’ Italia centrale con il 47,5%e del Sud con il 44,4%, economie, le loro, incentrate su quei settori produttivi. Seguono le inefficienze che si osservano nel campo del diritto amministrativo per il 36,8%, per lo più tra le imprese del manifatturiero tradizionale, 42,9%, delle costruzioni con il 42%. Le inefficienze nel tributario pesano invece per il 36,6%, in particolare nel settore della meccanica ed elettronica. Nel rapporto con la giustizia – il 27% delle intervistate ha fatto esperienza di procedimenti giudiziari – oltre la metà denuncia difficoltà di recupero della liquidità seguita dal difficile accesso al mercato del credito che pesa per il 42%. Nei settori di committenza pubbliche, le maggiori inefficienze del settore giustizia riguardano per il 61% la sanità seguita da istruzione per circa il 30% delle risposte e da ricerca, trasporti e infrastrutture. Corruzione per il 36% delle risposte e legislazione poco chiara per il 29% sono considerati altri fattori che incidono nell’ amministrazione della giustizia.
Per migliorare la situazione non è certo dalla legislazione e dalla sua efficienza che bisogna iniziare quanto piuttosto dall’ organizzazione. Lo studio fa infatti una positiva disamina di tutte le riforme intercorse negli ultimi anni per sveltire il giudizio civile: mediazione obbligatoria dal 2010, negoziazione assistita obbligatoria dal 2014 e mediazione e negoziazione assistita facoltativa triplicata dalle oltre 60 mila del 2011 alle quasi 184 mila del 2016. Tra le misure volte ad accelerare la risoluzione delle controversie, c’ è la riforma del giudizio in Cassazione nel 2016, l’ avvio del processo telematico nei settori civile, penale, amministrativo e tributario e la nascita nel 2012 dei tribunali delle imprese e delle società con sede all’ estero. Riforma che in quest’ ultimo caso ha provocato un aumento delle pendenze ma ha stabilizzato la qualità delle decisioni oggi confermate in appello in media per il 70/80 per cento dei casi. Tra i fattori che hanno reso possibile diminuire l’ arretrato, lo studio cita anche il Programma Strasburgo 2, metodo di targatura dei fascicoli introdotto a Torino ed esportato su scala nazionale dal magistrato Mario Barbuto durante il suo recente passaggio a capo del dipartimento dell’ Organizzazione giudiziaria del ministero oggi presieduto da Gioacchino Natoli. Andando quindi per esclusione, la fase in cui occorre recuperare tempo ed efficienza è quello della decisione e dell’ istruttoria. In questo caso, dal 2006 al 2011, uno studio sul tribunale di Foggia, in assenza di tempi standard di riferimento, ha dimostrato tempi triplicati da quando il giudice si riserva in vista dell’ emissione della sentenza.